domenica 9 dicembre 2007

Nota conclusiva.

Questo blog è stato pensato per degli allievi di seconda IPIA a d indirizzo meccanico e spero che a loro sia utile.

L'intento del blog è trasmettere alcune semplici tecniche che possono essere utilizzate per la realizzazione di piccoli circuiti pneumatici. La trattazione è per questo motivo impostata in modo da non risultare pesante ed è ricca di figure ed animazioni.

Le lezioni seguono una sequenza temporale inversa, cioè dalla più recente alla più antica. Consiglio quindi di partire dalla prima lezione e navigare all'interno del blog utilizzando i collegamenti ipertestuali presenti qua e là oppure servendovi dei collegamenti sull'archivio del blog.

Insegno in un Istituto professionale e i miei alunni si appassionano molto a questo argomento. Spero che questo blog possa fare appassionare altri alunni.

Alla prossima.
Gianluca Ferraro

Esempio di sistema automatico industriale.

Supponiamo di volere realizzare un circuito che permetta di risolvere il problema di movimentazione materiali schematizzato in figura 17. Una scatola deve passare da un nastro trasportatore ad un altro. Si individuano le seguenti fasi:
  • 1. Il nastro T1 porta la scatola nella posizione 1 e si ferma;
  • 2. Lo stelo del cilindro A, attivato da un pulsante di Start, esce sollevando la scatola fino alla posizione 2;
  • 3. Lo stelo del cilindro B esce spingendo la scatola sul nastro T2;
  • 4. Quando la scatola è su T2 rientra lo stelo di A;
  • 5. Quando A è rientrato si riattiva T1 e rientra B.

fig. 17 – Sistema di un impianto di movimentazione materiali.

Ogni cilindro deve essere equipaggiato con due finecorsa: A0 e A1 per il cilindro A, B0 e B1 per il cilindro B.La sequenza che deve essere generata è A+, B+, A-, B- e poiché, a riposo, gli steli sono entrambi rientrati i finecorsa A0 e B0 sono attivi. Ecco le fasi del moto del circuito:

  • Si preme S collegato in AND con B0 à Si genera il segnale A+;
  • Lo stelo del cilindro A, finita la sua corsa in uscita, attiva il finecorsa A1 che genera il segnale B+;
  • Lo stelo di B, finita la sua corsa, attiva il finecorsa B1 che genera il segnale A-;
  • Lo stelo di A rientra e attiva il finecorsa A0 che genera il segnale B-;
  • Infine lo stelo di B attiva il finecorsa B0;
  • Premendo S il ciclo riparte.

Le fasi del moto possono essere rappresentate graficamente il quello che è detto Diagramma delle Fasi o Ciclogramma (fig. 18). In ascissa è riportato il tempo e in ordinata le corse dei cilindri.


fig. 18 – Diagramma delle fasi della sequenza A+, B+, A-, B-.


tab. 8 – Prospetto del ciclo automatico A+, B+, A-, B-.

Elenchiamo i componenti necessari per la realizzazione del circuito:

  • n. 2 cilindri d.e.;
  • n. 2 valvole distributrici 5/2 bistabili (una per ogni cilindro);
  • n. 4 finecorsa (due per ogni cilindro);
  • n.1 valvole 3/2 a pulsante (Pulsante di Start).

Per la realizzazione dello schema si posizionano i componenti dall’alto verso il basso, si collegano i cilindri ai distributori indicando su questi ultimi i segnali di comando provenienti dai finecorsa, si marcano le posizioni dei finecorsa ed infine si completano gli altri collegamenti. Lo schema del circuito è riportato in figura 19.

fig. 19 – Schema del circuito pneumatico di movimentazione materiali.

Come già visto la scorsa volta, rendiamo continuo il ciclo del circuito di figura 19 sostituendo al pulsante di Start un circuito a memoria meccanica. Lo schema completo che si ottiene è riportato in figura 20.

fig. 20 – Schema del circuito pneumatico che realizza il ciclo continuo A+, B+, A-, B-. Nel riquadro con linea mista il circuito di comando di Avvio/Arresto.

Guarda il video della lezione.

Se siete interessati alle lezioni sulla simulazione del circuito e sulla realizzazione al banco pneumatico lasciate un post e il vostro indirizzo e-mail.

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giovedì 6 dicembre 2007

Cicli.

Negli schemi pneumatici finora visti i segnali che hanno generato il movimento degli organi meccanici sono stati prodotti da comandi manuali estranei al processo di apertura e chiusura del cancello.

DEFINIZIONE
Un processo si definisce automatico quando i segnali che lo realizzano sono generati dallo stesso processo.

Dalla precedente definizione possiamo dedurre che i sistemi precedentemente esaminati non sono automatici.

Ciclo automatico singolo
Supponiamo di volere realizzare un circuito nel quale, premendo un pulsante, esce lo stelo di un cilindro, che completa la sua corsa e poi torna indietro. In questo caso il segnale di rientro dello stelo è generato dallo stelo stesso. Questo processo è chiamato ciclo singolo. È utile, per la stesura dello schema, dividere il ciclo in fasi e determinare i segnali che le attivano stilando il prospetto dei pilotaggi (Tab. 7).

Tab. 7 – Prospetto del ciclo automatico A+, A-.


Con A+ si indica la fase di uscita dello stelo, con A- la fase di ritorno dello stelo e con A+, A- si indica il ciclo completo. S è il segnale che proviene dal pulsante di Start, A0 il segnale del finecorsa in entrata dello stelo e A1 il segnale del finecorsa in uscita dello stelo. Il precedente prospetto deve essere così interpretato:
  • Il segnale S generato dallo Start insieme ad A0 commuta il distributore generando A+;
  • Il finecorsa A1 ricommuta il distributore che genera A-.


Per realizzare il circuito abbiamo quindi bisogno di:

  • n. 1 cilindri a d.e.;
  • n. 1 valvole distributrici 5/2 bistabili comandate pneumaticamente;
  • n. 2 finecorsa;
  • n. 1 valvole 3/2 NC a pulsante.
Per la costruzione dello schema bisogna prima posizionare i componenti dall’alto verso il basso e poi tracciare i collegamenti:

1. Si disegnano gli attuatori;
2. Si indica la posizione dei finecorsa con trattini in prossimità dello stelo;
3. Si disegnano i distributori con indicati i segnali che li commutano;
4. Si disegnano i finecorsa;
5. Si disegnano i pulsanti;
6. Si tracciano i collegamenti.

I finecorsa vengono sempre disegnati nella posizione che assumono quando il sistema è a riposo. Lo schema del circuito in esame è rappresentato in figura 15.

Fig. 15 – Schema di circuito pneumatico per ciclo automatico singolo A+, A-.


Ciclo automatico continuo

Lo schema appena ottenuto fa eseguire al circuito un ciclo singolo A+, A- per poi arrestarsi fino a quando non si interviene nuovamente sul pulsante di Start.

DEFINIZIONE

Un ciclo si definisce automatico continuo quando premuto un pulsante di Start esso si ripete continuamente fino a quando non viene fermato con un segnale esterno.

Affinché il ciclo diventi continuo è necessario quindi che:

  • lo stelo, dopo che è rientrato, riesca automaticamente;
  • premuto il segnale di Start (S) il ciclo continui fino a quando non arriva un segnale di interruzione.

Le precedenti condizioni vengono soddisfatte sostituendo il pulsante di Start con un circuito a memoria meccanica formato da due valvole 3/2 monostabili a pulsante che comandano un valvola 3/2 bistabile M con una sua alimentazione (fig. 16).

fig. 16 – Schema di circuito per ciclo automatico continuo A+, A-.

A riposo, il finecorsa A0 è attivo e la valvola M chiusa. Premendo il pulsante di Start (S) si fa commutare la valvola M che, in AND con A0, genera A+ il quale commuta la valvola 5/2 che fa uscire lo stelo del cilindro A. Quando lo stelo è uscito viene attivato il finecorsa A1 che genera il segnale A- il quale ricommuta la valvola 5/2 e lo stelo rientra. Quando lo stelo è rientrato viene attivato il finecorsa A0 che è collegato in AND con la valvola M la quale è rimasta aperta: il ciclo può ripartire. Per arrestare il sistema bisogna premere il pulsante di Finish (F) che ricommuta la valvola M in posizione di “CHIUSO”. Quando il ciclo in atto viene completato e viene attivato il finecorsa A0 la valvola M è chiusa ed il sistema si arresta.

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domenica 2 dicembre 2007

Funzioni logiche NOT e YES.

Supponiamo ora che il circuito debba disporre di un sistema di sicurezza che consenta di arrestare il cancello se durante la corsa dovesse incontrare un ostacolo. Tale condizione può essere soddisfatta predisponedo sul cancello un sensore che blocchi il flusso di aria che alimenta il circuito quando questo viene azionato. Questo sensore può essere il pulsante di una valvola 3/2 NA (Pulsante N di figura 9) che in condizioni normali lascia passare aria e che se premuto ne blocca il passaggio (fig. 12). Il segnale del pulsante N nega il passaggio dell’aria per cui questo tipo di valvola viene definito NOT.

fig. 12 - Funzione logica NOT.
Assegnando “0/1” alle condizioni di “assente/presente” del segnale N in ingresso e del segnale in uscita della valvola NOT si ottiene la Tabella di verità relativa alla funzione logica NOT di seguito riportata.
tab. 5 – Tabella di verità relativa alla funzione logica NOT.

Analogamente la funzione logica YES consente il passaggio di un segnale solo in sua presenza. Questa funzione può essere realizzata con una valvola 3/2 NC ed in genere è utilizzata per la rigenerazione dei segnali; infatti ne basta uno a bassa pressione (Y di fig. 13) per ottenerne uno a pressione più elevata ("Segnale" di Fig. 13).

fig. 13 – Funzione logica YES.


tab. 6 – Tabella di verità relativa alla funzione logica YES.


In definitiva possiamo costruire lo schema completo del cancello automatizzato comandato da due piani diversi con finecorsa e sensore N per arresto di sicurezza (fig. 14).

fig. 14 – Schema completo del circuito pneumatico per la movimentazione di un cancello.

martedì 13 novembre 2007

Funzione logica AND.

Cerchiamo oggi di "complicare" un pochino il nostro circuito. La scorsa volta abbiamo visto come è possibile manovrare un cancello indifferentemente da più posizioni inserendo nel circuito semplici componenti pneumatici che fungono da operatori logici OR. In questo post conosceremo un altro operarore logico: l'operatore AND. Vedremo inoltre che è possibile, collegando opportunamente più valvole, ricreare un operatore AND senza utilizzare componenti aggiuntivi e complicare quindi il circuito.

Ci riferiamo per questo sempre al cancello di figura 9.

Ci chiediamo cosa dobbiamo preveder nel circuito di automazione del cancello se vogliamo soddisfare le seguenti ipotesi:
  • il comando di apertura deve intervenire solo se il cancello è chiuso;
  • il comando di chiusura deve intervenire solo se il cancello è aperto.
Per soddisfare queste condizioni abbiamo bisogno di segnali che indichino che il cancello è aperto oppure chiuso. Bisogna predisporre un pulsante che si attivi quando il cancello è aperto e uno quando questo è chiuso. I pulsanti che svolgono questo compito sono detti finecorsa che sono generalmente valvole 3/2 NC comandate meccanicamente, nel nostro caso dal cancello che termina la sua rotazione (fig. 9).
Perchè il cancello si possa aprire azionando V2 o V2’ deve essere attivo il finecorsa FC2. Viceversa, perchè il cancello si possa chiudere azionando V1 o V1’ deve essere attivo il finecorsa FC1. Per realizzare tali condizioni i finecorsa e le valvole devono essere collegate in AND tra loro come mostrato nella figura 10 nel caso di V2 e FC2.


fig. 10 - Schema circuitale della funzione logica AND.



Nella tabella 3 sono riassunte tutte le possibili combinazioni tra V2 e FC2 collegate in AND.

Tab. 3 - Riassunto delle possibili combinazioni di V2 e FC2 collegate in AND.
Se utilizziamo le cifre “0” e “1” come già fatto per la funzione logica OR si ottiene la seguente Tabella di verità.

Tab. 4- Tabella di verità di V2 e FC2 collegate in AND.


Riassumendo possiamo dire che solo se V2 e FC2 sono attivi contemporaneamente si genera il segnale in uscita dalla valvola AND e quindi il cancello si apre.


OSSERVAZIONE
Per ottenere un collegamento in AND di due valvole basta semplicemente collegarle in serie. In questo modo, infatti, il segnale può passare solo se entrambe le valvole sono attive (fig. 11).

fig. 11 - Collegamento in AND disponendo in serie le valvole.

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domenica 4 novembre 2007

Funzione logica OR.

Oggi vorrei mettere in evidenza alcune soluzioni che è possibile adottare quando la movimentazione deve essere comandata da più postazioni. Vi introdurrò in particolare l'utilizzo degli elementi circuitali pneumatici che permettono di realizzare alcuni operatori logici. Forse qualcuno di voi ha già sentito parlare di algebra booleana. Ad ogni modo cercherò di introdurre solo i concetti che possono tornarci utili per la realizzazione degli schemi per la movimentazione del cancello di figura 3.


Supponiamo allora che esso sia il cancello di una villa e che come tale debba potere essere manovrato sia dal piano terra che dal piano superiore. Ci dovranno quindi essere due coppie di pulsanti V1, V2 e V1’, V2’, una per ogni piano, che creino gli stessi segnali di apertura o chiusura cancello. In altre parole, premendo V1 o V1’ (o tutti e due insieme) si deve generare il segnale “CHIUDE”. Lo stesso vale per V2 e V2’ e il segnale “APRE”. Le condizioni appena descritte sono definite OR e possono essere riassunte come in tabella 1 supponendo, ad esempio, che il cancello sia inizialmente chiuso.


Tabella 1 - Combimazioni di V2 e V2' collegate in OR.

Se adesso associamo la cifra “0” agli stati di pulsante non premuto e assenza del segnale in uscita dalla valvola OR e la cifra “1” agli stati di pulsante premuto e presenza del segnale in uscita dalla OR si ottiene la tabella 2 detta Tabella di verità.


tab. 2 - Tabella di verità della funzione OR.


La figura 7 mostra lo schema per la realizzazione di una funzione logica OR. Alla luce di essa possiamo fare le seguenti considerazioni:

  1. Se nessuno dei pulsanti è premuto non si genera nessuna segnale;
  2. Premendo solo il pulsante di V2 si genera il segnale che arriva alla valvola OR la quale lo fa passare generando il segnale “APRE” in uscita;
  3. Premendo solo il pulsante di V2’ si genera il segnale che arriva alla valvola OR la quale lo fa passare generando il segnale “APRE” in uscita;
  4. Premendo entrambi i pulsanti i due segnali generati arrivano alla valvola OR che li fa passare contemporaneamente generando il segnale “APRE” in uscita.

Soltanto nel primo caso il cancello rimane fermo. In tutti gli altri casi il segnale in uscita dalla valvola OR fa aprire il cancello. Lo stesso discorso va fatto per le valvole V1 e V1’ e il segnale “CHIUDE”.

Lo schema del circuito pneumatico per la movimentazione del cancello comandato dai due piani è mostrato in figura 8.





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Bibliografia.


[1] Caligaris, L., Fava, S., Tomasello, C., TeknoMech. Tecnologia meccanica e Laboratorio, Hoepli, Milano, 2003.

[2] Giaquinto, D., Rubin, S., Automazione, Editrice San Marco, Bergamo, 2006.

sabato 3 novembre 2007

Movimentazione di un cancello - soluzione 2.

Possiamo “migliorare” il circuito visto nel post precedente introducendo nello schema un comando di apertura e chiusura a “memoria”. Se i segnali generati dalle valvole V1 e V2 sono utilizzati come segnali di comando per la commutazione di una valvola V3 5/2 bistabile collegata alle due camere del cilindro, si ottiene lo schema di figura 5.
Premendo il pulsante di V2 il suo segnale fa commutare la V3 la quale collega a scarico la camera sinistra del cilindro e indirizza il flusso di aria compressa alla camera di destra con conseguente rientro dello stelo e apertura del cancello. Anche rilasciando il pulsante, la valvola V3 rimane in posizione tenendo in pressione la camera del cilindro bloccando così lo stelo. Al contrario premendo il pulsante di V1 il suo segnale fa ricommutare V3 che collega la camera di destra a scarico e indirizza il flusso nella camera sinistra del cilindro con conseguente fuoriuscita dello stelo e chiusura del cancello.
Volendo adesso completare lo schema dobbiamo ricordare che il circuito di comando (linea tratteggiata) va alimentato a bassa pressione mentre quello di potenza (linea continua) ad alta pressione. Per soddisfare questa condizione dobbiamo montare un riduttore di pressione a monte delle valvole 3/2 in modo da portare la pressione a valori compatibili con il circuito di comando (pc = 2 bar). Introducendo questo nuovo componente lo schema del circuito è quello mostrato in figura 6.


Ricapitolando il gruppo FRL alimenta a pressione pp = 6 bar la linea principale che si dirama da una parte verso la valvola V3 che alimenta alternativamente le due camere del cilindro, dall’altra verso un riduttore di pressione che alimenta le valvole V1 e V2 con una pressione pc = 2 bar.

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giovedì 1 novembre 2007

Primi semplici schemi pneumatici.

Uno schema pneumatico è la rappresentazione grafica dell’insieme di componenti pneumatici, opportunamente collegati tra loro, necessari al funzionamento di un sistema di movimentazione. Affronteremo lo studio degli schemi pneumatici cercando di trovare soluzioni a problemi reali.

F4.2.1 Movimentazione di un cancello - Soluzione 1.
Supponiamo di volere realizzare un sistema pneumatico che consenta di aprire e chiudere un cancello premendo due pulsanti (fig. 3).
Tale problema può essere risolto in diversi modi e lo studio di ciascuna soluzione richiede che prima siano analizzati gli elementi necessari a realizzare le funzioni richieste. Per la movimentazione del cancello è necessario che:
  • si usi un attuatore, nel caso in esame un cilindro, capace di aprirlo e chiuderlo;
  • che il cilindro possa lavorare nelle due direzioni.

Le precedenti condizioni possono essere soddisfatte da un cilindro a doppio effetto posizionato come mostrato nella figura 3.
Il cancello si apre quando lo stelo del cilindro rientra e si chiude quando lo stelo del cilindro è spinto ad uscire. In altre parole, è necessario che il flusso di aria metta alternativamente in pressione le due camere del cilindro; inoltre quando una camera del cilindro è in pressione l’altra deve essere a scarico e viceversa. Per l’inversione del flusso si utilizzano due valvole distributrici che verranno scelte in modo da soddisfare le condizioni sopra riportate.

In prima battuta possiamo utilizzare due valvole 3/2 monostabili NC collegate rispettivamente alle due camere del cilindro. Si ottiene in questo modo lo schema di circuito mostrato in figura 4.

La valvola V2 comandata manualmente mediante pulsante indirizza il flusso di aria compressa nella camera di destra del cilindro con conseguente rientro dello stelo che muove il cancello aprendolo. Al contrario, la valvola V1, anch’essa comandata manualmente, indirizza il flusso dell’aria compressa nella camera di sinistra del cilindro con conseguente fuoriuscita dello stelo che spinge il cancello chiudendolo.
È facile notare che, in entrambi i casi, una volta rilasciato il pulsante la camera del cilindro non rimane in pressione e lo stantuffo non rimane bloccato, cioè spingendolo esso si muove. Ciò è dovuto al fatto che nella posizione di riposo le due valvole collegano le camere del cilindro a scarico. Questa situazione ci fa capire che abbiamo trovato una soluzione al problema proposto ma non abbiamo trovato la soluzione migliore.

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domenica 28 ottobre 2007

Segnali generati dalle valvole.

Come noto le valvole distributrici hanno lo scopo di guidare il flusso dell’aria compressa cha arriva all’attacco 1. Tale flusso di aria indirizzato dalla valvola è detto segnale pneumatico.
Se questo segnale di pressione viene utilizzato per comandare la commutazione di un’altra valvola si dice segnale di comando (fig. 1).
Se il segnale alimenta la camera di un attuatore, facendo muovere ad esempio lo stelo di un cilindro, allora è detto segnale di potenza (fig. 2).
Un circuito di automazione pneumatica per svolgere a pieno il suo compito deve utilizzare sia segnali di comando sia segnali di potenza, quindi esso deve contenere sia circuiti di comando sia circuiti di potenza i quali, negli schemi, vengono indicati rispettivamente con linea tratteggiata e linea continua. Vista la diversa funzione, i segnali di comando sono, in genere, a bassa pressione (pc = 2 bar circa) mentre quelli di potenza ad alta pressione (pp = 6-8 bar circa). In entrambi i casi, comunque, la pressione effettiva dipende sempre dalle indicazioni sulle caratteristiche di esercizio delle valvole e degli attuatori.


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sabato 20 ottobre 2007

Introduzione.

Questo blog è dedicato allo sviluppo dei contenuti riguardanti L'Unità F4 della Programmazione didattica ovvero la tecnica dei circuiti pneumatici applicata a semplici problemi di movimentazione. Il taglio scelto per le argomentazioni è molto pratico allo scopo di farvi comprendere meglio l'utilizzo dei circuiti pneumatici elementari. L'anno passato, i miei alunni di seconda si sono appassionati molto all'argomento trattato con queste modalità e spero che in qualche modo possa servire anche a voi.

Partiremo da casi reali che diventeranno via via più complessi e cercherò di descrivere alcune soluzioni possibili per la movimentazione mediante semplici circuiti pneumatici.


Mi sembra importante, e non superfluo, precisare che gli argomenti trattati in questo blog sono una semplice introduzione all'automazione industriale mediante circuiti pneumatici (come chiaramente indicato dal nome del modulo F) visto che la trattazione è indirizzata ad alunni del primo biennio professionale meccanico.

Per approfondimenti si rimanda alla letteratura specializzata.

Vista la collocazione della Unità F4 nel Modulo F, per affrontare questa unità devi possedere i seguenti prerequisiti:


  • Conoscenza del concetto di pressione di un gas;
  • Conoscenza dei componenti circuitali per la generazione, condizionamento e distribuzione dell'aria compressa e la loro funzione;
  • Conoscenza e capacità di distinguere le diverse valvole distributrici e la loro simbologia;
  • Conoscenza della funzione dei regolatori di flusso;
  • Conoscenza e capacità di distinguere le funzioni degli attuatori lineari e la relativa simbologia.

I contenuti di questa unità dudattica sono:

o Segnali generati dalle valvole: segnali di comando e segnali di potenza.
o Schemi pneumatici semplici.
o Principali funzioni logiche: OR, AND, YES e NOT, tabelle di verità e componenti circuitali corrispondenti.
o Cicli automatici: Diagramma delle fasi, schema del circuito e realizzazione di un ciclo automatico.

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lunedì 15 ottobre 2007

Programmazione didattica.

In genere introduco il modulo di pneumatica nella programmazione didattica del secondo anno nel corso per operatore meccanico. Riporto brevemente di seguito una traccia della programmazione annuale.

Programmazione didattica per una II IPIA
ad indirizzo Operatore Meccanico

Modulo A: Norme antinfortunistiche.
- UD A1: Prevenzione e infortuni in officina.
- UD A2: Cenni sulla Direttiva Macchine.

Modulo B: Stato delle superfici, tolleranze e collaudi.
- UD B1: Rugosità e zigrinature.
- UD B2: Tolleranze dimensionali.
- UD B3: Tolleranze geometriche (Cenni).
- UD B4: Sistemi di tolleranze per le filettature (Cenni).
- UD B5: Misure e collaudi.

Modulo C: Lavorazioni per asportazione di truciolo.
- UD C1: Caratteristiche di taglio degli utensili.
- UD C2: Tecniche di fissaggio.
- UD C3: Cicli di lavorazione.

Modulo D: Lavorazioni per deformazione plastica.
- UD D1: Processi produttivi.
- UD D2: Processi di lavorazione della lamiera.

Modulo E: Introduzione alle macchine CNC.
- UD E1: Struttura di una macchina CNC.
- UD E2: Matematica del Controllo Numerico.
- UD E3: Funzioni e programmazione ISO.

Modulo F: Introduzione alla automazione - Principi di pneumatica.
- UD F1: Aria e Principi fisici dei gas.
- UD F2: Generazione e distribuzione dell’aria compressa.
- UD F3: Utilizzazione dell’aria compressa.
- UD F4: Tecnica dei circuiti pneumatici.

martedì 9 ottobre 2007

Benvenuti!

Benvenuti nel mio Blog!
Appena due parole per chiarire la scelta del titolo.
La motivazione principale sta nel tema stesso del blog e cioè l’“Utilizzo della multimedialità nella didattica”. L'altra nella voglia di dare un tocco di originalità al mio lavoro. Ho pensato quindi che sarebbe stato perfetto racchiudere in una sola parola i due termini MULTIMEDIALITA' e DIDATTICA cercando di trovare un termine che ne trasmettesse, con un po’ di fantasia, entrambi i significati. MULTIMEDIATTICA poteva andar bene. Una macedonia! Un termine che, secondo me, soddisfava entrambi gli obiettivi.
Ma questo termine non esiste - ho pensato. Perché non utilizzarlo allora? Più originale di così!

Dopo questa breve introduzione mi presento.

Mi chiamo Gianluca Ferraro e sono un ingegnere meccanico. Al momento insegno in un Istituto Superiore e frequento il biennio di specializzazione SILSIS presso l'Università di Bergamo.

Fare l'insegnante oggi.

Il mio primo giorno a scuola (da insegnante intendo) è stato traumatico. Pensavo di dovermi comportare come i miei professori al Liceo e che i miei alunni si sarebbero comportati come mi comportavo io con i miei professori.
Niente di più sbagliato!

La Multimedialità nell'insegnamento.

Mi sono reso conto col tempo che quando porto in aula il mio notebook l'attenzione dei miei alunni raggiunge livelli impensabili in condizioni "normali". Una presentazione in Power Point mi permette in un'ora di fare più che in dieci ore di lezione frontale. La multimedialità rappresenta quindi un potente mezzo a disposizione degli insegnanti, ma senza che questa prenda il sopravvento sulla tradizionale lavagna come, purtroppo, avviene sempre più spesso in ambiente universitario.
Benvenuta multimedialità e addio gessetto e lavagna? Assolutamente no! Sono convinto che le due scuole di pensiero possano convivere pacificamente integrandosi a vicenda.

Cosa intendo fare col mio blog?

Cercherò di proporre una serie di lezioni sulla Tecnica dei circuiti peumatici contestualizzando il tutto in una classe Seconda IPIA ad indirizzo meccanico.